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La catena del freddo: logistica e vaccini

ghibellini frascold, Livio Calabrese 11 March 2021

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Livio Calabrese, FrascoldOgni anno a livello globale, fino al 50% dei vaccini viene sprecato: questa la stima allarmante calcolata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le principali cause individuate emerge la mancanza di un corretto controllo della temperatura. Se rapportata al COVID-19, tale percentuale di perdita equivale potenzialmente ad 1 miliardo di vaccini.* Mantenere costanti i parametri lungo tutta la catena del freddo risulta quindi cruciale per assicurare l’integrità di ogni singola dose, fino alla corretta somministrazione.
Approfondiamo il tema con Livio Calabrese, membro del CDA con funzioni di Sales Director di Frascold.
Quali sono le principali sfide che il settore della refrigerazione sta affrontando?
Le principali sfide sono due: in primo luogo, per mantenere inalterata la propria efficacia e sicurezza, è necessario che le fiale siano conservate ad una temperatura controllata, dalla produzione, al trasporto, allo stoccaggio, fino all’inoculazione. Inoltre, due tipi di vaccini attualmente in uso nell’Unione Europea richiedono soluzioni di refrigerazione specifiche per raggiungere temperature fino a -80°C. Il comparto è all’avanguardia e, in tal senso, le tecnologie per gestire la realizzazione e distribuzione dei vaccini esistono già in ambito alimentare o industriale, come nel caso del tonno rosso, per cui è richiesta una temperatura di conservazione a -70°C, al fine di mantenerne inalterate le caratteristiche organolettiche.
Le aziende del freddo si sono attivate tempestivamente già nei mesi scorsi per far fronte all’emergenza sanitaria. Il nostro Competence Centre, anche in collaborazione con esperti di segmenti affini, si sta impegnando per potenziare gli impianti esistenti e crearne di nuovi, tecnologicamente avanzati e basati su diverse tipologie di refrigerante, in grado di soddisfare la domanda del settore medicale e farmaceutico.
Quali sono le attuali soluzioni possibili per rispondere alle necessità di conservazione dei vaccini a -80°C?
Le principali soluzioni sono il ghiaccio secco, gli ultracongelatori e le celle a basse temperature. In questo particolare scenario è determinante utilizzare la tecnologia più adeguata in funzione della fase del processo di conservazione.
Il ghiaccio secco, ad esempio, permette di mantenere temperature prossime ai -80°C a costi contenuti, ma al momento, per indisponibilità di impianti, non è possibile soddisfare l’elevato incremento della richiesta di mercato. Ciò comporta un suo utilizzo solo laddove necessario, come nel caso del trasporto aereo. Inoltre, deve essere sostituito con un’alta frequenza, per garantire la sua efficacia nel tempo ed evitarne la sublimazione, potenzialmente pericolosa.
Celle ed ultracongelatori sono imprescindibili per una supply chain del freddo efficace. Ideali per le operazioni di trasporto e stoccaggio, possono infatti prolungare la durata di conservazione delle fiale fino a 6 mesi. Queste soluzioni vantano un sistema di raffreddamento con compressori in cascata, che permette di raggiungere e mantenere i -80°C con estrema precisione, assicurando, inoltre, un monitoraggio costante della temperatura e di tutti i parametri di funzionamento. Si caratterizzano per speciali pannelli isolanti sottovuoto e, le più performanti, dispongono di un sistema di controllo del compressore, che riduce la durata dei cicli e, di conseguenza, il consumo energetico, incrementando al contempo la vita utile dell’apparecchio. Le celle di piccole dimensioni trovano principale applicazione nei camion per il trasporto, mentre i locali a temperatura controllata sono fondamentali nei centri logistici, come quelli presso gli aeroporti. Gli ultracongelatori sono studiati per la conservazione a lungo termine dei vaccini presso aziende sanitarie, istituti di ricerca ed ospedali. Rileviamo che si prediligono modelli in grado di funzionare anche a -20°C e che ne consentiranno una diversa destinazione d’uso al termine della campagna vaccinale.

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