Caldaie a biomassa tra luci e ombre
Lo studio, si sviluppa a partire da una fotografia sulle tipologie delle biomasse legnose disponibili per il mercato residenziale, dalla classificazione delle differenti tipologie di caldaie a legna presenti sul mercato, delle normative vigenti, in particolare, i diversi meccanismi di incentivazione, detrazioni fiscali per ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, e quelli previsti dal Conto Termico 2.0, misure non cumulabili fra loro, per arrivare a fare un quadro su quanto tecnologia e normativa incidono sullo sviluppo del mercato.
Entrando nel dettaglio, nel 2018, circa il 20% del fabbisogno termico del nostro paese è stato coperto da fonti di energia rinnovabili, con una produzione equivalente pari a 11,3 Mtep. Di questi ben il 67% derivano dalle biomasse solide, seguite dalle pompe di calore con il 27% della produzione totale, in quota minore le altre tecnologie. Il parco di caldaie a biomassa, sempre nel 2018, registrava 500.000 unità (il trend di vendita degli ultimi anni 5 anni è di circa 15.000-16.000 all’anno), di cui 79% (400.000 unità) a legna, 16% a pellet (75.000) e il 5% a cippato (25.000), a queste si possono aggiungere 11.000.000 apparecchi domestici di cui 2,6 alimentati a pellet. Più in dettaglio, sono le caldaie di piccole dimensioni, con una potenza nominale minore di 100 kW, utilizzate prevalentemente nel settore domestico che rappresentano circa il 97% del totale, che negli ultimi dieci anni hanno visto una crescita decisa, anche se con periodiche fluttuazioni, a differenza invece di quelle di grande dimensioni, con potenza nominale superiore ai 100 kW, che hanno subito una forte contrazione.
Per quanto riguarda lo scenario futuro, specialmente per le biomasse utilizzate nel settore termico, dopo una costante crescita nel periodo 2011-2017, trainata dagli incentivi del Conto Termico e dalle detrazioni fiscali, si prevede un andamento stabile se non una contrazione, nonostante che nel PNIEC anche al 2030, le biomasse dovrebbero essere la prima fonte di energia rinnovabile per la produzione termica con un valore compreso tra i 7 e gli 8 Mtep di generazione.
Uno futuro fra luci ed ombre, quindi, in quanto lo sviluppo delle FER termiche è correlato all’innovazione tecnologica che permette di presentare sul mercato prodotti e soluzioni ad alta efficienza ed in grado di contenere le emissioni degli impianti a biomassa ma anche dall’incidenza dagli aspetti normativi che possono favorire o meno lo sviluppo di questo mercato, promuovendo, per esempio, gli impianti ad alta qualità ambientale e il rinnovo e la riconversione dei vecchi impianti, anche con nuove forme incentivanti. Un ruolo importante sarà riservato invece al teleriscaldamento dove, al 2030, si prevede una produzione di energia termica derivante da biomasse pari a 1640 GWh, con un incremento di circa 700 GWh rispetto alla situazione odierna.